Prendete delle doti innate, unitele agli insegnamenti all’Académie Royale de Peinture, Sculpture et Architecture di Tolosa, a un maestro come Jacques-Louis David, e al soggiorno in Italia per il Prix de Rome dove studia gli artisti rinascimentali, ed ecco l’artista Jean-Auguste-Dominique Ingres. Le sue opere che appartengono al Neoclassicismo vanno al di là della definizione storico-critica del movimento artistico. Egli infatti unisce lo studio accademico a quello delle opere di Raffaello, realizzando così lavori che anticipano il Romanticismo racchiudendo drammi ed emozioni. La mostra Jean Auguste Dominique Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone, aperta al pubblico fino al 23 giugno nelle sale di Palazzo Reale a Milano, percorre l’influenza dell’arte italiana nell’evoluzione della produzione artistica di Ingres, inserendo l’artista in un dialogo con i suoi contemporanei.
Il maestro e l’allievo
A dare il benvenuto al visitatore è il Nudo maschile detto Patroclo (1780) di Jacques-Louis David che introduce a un nuovo linguaggio figurativo, dove la torsione del busto mette in evidenza la muscolatura del corpo. Risultano evidenti i riferimenti a Caravaggio sia nella luce che nel drappo rosso su cui giace il corpo. A dialogare con l’opera è il Torso d’uomo (1799) di Jean-Auguste-Dominique Ingres che valse all’artista il Prix du torse. Il premio prevedeva una somma in denaro e dava l’accesso agli esami del Prix de Rome. Ingres frequentò l’atelier di David e nel 1797 venne ammesso all’École des Beaux-Arts di Parigi dove realizzò la tela. Il busto è rappresentato in maniera accademica, facendo emergere le doti dell’artista.
Spazio alle pittrici
Il primo autoritratto di Ingres presente in mostra è quello di Julie Forestier, fidanzata dell’artista che ha realizzato nel 1807 questa copia dell’originale. Ma lei non è l’unica pittrice presente in mostra: vi è Marie-Guillemine Benoist con il suo Autoritratto (1786), Élisabeth-Louise Vigée-Le Brun con Ritratto della principessa Karoline von Liechtenstein come Iris (1793), e Constance-Marie Charpentier con La malinconia (1801). Donne, pittrici, artiste che prendono e ottengono il loro spazio in un periodo di grandi cambiamenti. Vigée-Le Brun scappa dalla Francia rivoluzionaria per realizzare ritratti dell’aristocrazia europea. Constance-Marie Charpentier, allieva di David, espone al Salon ritratti e scene sentimentali ottenendo un premio di incoraggiamento nel 1798.
Napoleone e l’Italia
Il percorso espositivo si articola in diverse sezioni dedicate all’imperatore Napoleone e alla campagna d’Italia. Viene dato così risalto anche al ruolo di Milano nel periodo napoleonico con le opere di Greuze, Canova, Gerard, Finelli, e con alcuni disegni di Ingres. Una sala è riservata alla figura di Giovanni Battista Sommariva, uomo influente e uno dei maggiori mecenati dell’epoca, dove si può ammirare il suo ritratto dipinto da Pierre Paul Prud’hon nel 1813 e dalla Maddalena penitente (1793-1796) di Antonio Canova.
L’opera Napoleone sul trono imperiale (1806) di Ingres emerge con la sua imponenza. Tutto il potere del sovrano, quasi di origine divina, viene costruito dalla sovrapposizione di ogni minuzioso dettaglio: il luminoso velluto rosso, l’ermellino, la mano della giustizia, lo scettro di Carlo V, le sfere di avorio del trono dorato, lo schienale che incornicia il sovrano, e l’aquila che emerge dal tappeto.
Le donne di Ingres
L’artista predilige rappresentare il corpo nudo, non seguendo i principi appresi in accademia ma deformandoli. È il caso della Grande odalisca (versione in chiaroscuro, 1830 circa) con le sue tre vertebre di troppo, adagiata sul letto. Sdraiata su un fianco, mostra la schiena al pubblico che guarda con distacco, girando la testa consapevole della sua naturale bellezza e sensualità. Completamente nuda, indossa solo un turbante, evidente richiamo a La Fornarina di Raffaello Sanzio. Sempre di una morbida sensualità è il corpo di Antiope rappresentato nella tela Giove e Antiope (1851), dove la donna riposa sull’erba.
Lo studio di Raffaello
Durante il suo soggiorno in Italia Ingres studia le opere di Raffaello, artista che lui ammira. Realizza Copia dell’autoritratto di Raffaello (1820-1824) per lasciarla poi in eredità alla città di Montauban. In Raffaello e la Fornarina (1848) a interessare il pittore francese è la vita privata dell’Urbinate, la storia sentimentale e la passione con la sua musa, modella e amante.
Interessante è l’allestimento nell’ultima sala degli studi preparatori per Gesù consegna le chiavi a San Pietro (1820), posizionati su una griglia posta davanti all’opera esposta, all’altezza del corrispettivo disegno finale.
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Immagine in evidenza: J.A.D. Ingres, Grande odalisca (versione in chiaroscuro), 1830 circa, Olio su tela 83,20 x 109,20 cm, The Metropolitan Museum of Art, New York, Catharine Lorillard Wolfe Collection, Wolfe Fund, 1938